Dopo aver inventato il primo veicolo a due ruote, l'uomo ha atteso quasi 300 anni prima di utilizzarlo per competizioni. Scorriamo allora insieme la storia di questo meraviglioso mezzo di trasporto.
Durante i lavori di
restauro del "Codice Atlantico" di Leonardo da Vinci (1452-1519), eseguiti nel 1996 a Madrid è stato scoperto il disegno di un mezzo straordinariamente simile alla bicicletta: un telaio portante
due ruote uguali fra loro, la trasmissione a catena e azionato da un meccanismo a pedali. Lo schizzo di questo disegno è rimasto segreto per oltre 500 anni. Pensate che per vedere una bicicletta
con catena dovremo attendere ancora 400 anni. Se la storia della bicicletta comincia con Leonardo, la preistoria della bicicletta porta all'Antico Egitto.Infatti, nei templi di Luxor gli
archeologi hanno scoperto un graffito che rappresenta un uomo seduto su una sbarra sospesa tra due ruote.E si racconta, o meglio si favoleggia, anche che 23 secoli A.C. in Cina circolasse un
veicolo con ruote di bambù chiamato, il "dragone felice".
Leggende su curiosi veicoli a ruote ci sono state tramandate anche dall'India Antica, mentre pare che nel mondo classico fosse noto il monopattino. Dopo Leonardo da Vinci, è nel 1610 che si trova
una prima macchina azionata dalle gambe, ed è sempre nella prima metà del XVII secolo che fu raffigurato sulla vetrata della chiesa di Stoke Poges in Inghilterra, un angelo seduto su un asse di
legno istoriata sospesa tra due ruote con sei raggi. In tutto il periodo che va dagli inizi del 600' fino all'ultimo decennio del 700' furono molti quelli che s'ingegnarono a costruire veicoli a
ruote.
Spesso si trattava di strane macchine, con gigantesche ruote accoppiate, di curiosi marchingegni pieni di leve e manovelle, in ogni caso di apparecchi che sono stati gli antenati dell'automobile piuttosto che della bicicletta. Bisogna arrivare ai giorni della Rivoluzione Francese per trovare il primo vero antenato della bicicletta, in altre parole il "nonno della Bicicletta". È il 1790 ed a Parigi nasce il Celifero (dal latino Celer = rapido Fero = trasposto). A costruirlo fu il Conte Mede de Sivrac. Il Celifero era costituito da un asse di legno che aveva anche la forma di sella, due forche di legno e due ruote di uguale dimensione sempre in legno. Per farlo avanzare era necessaria l'azione dei piedi a colpi alternati. Un limite grosso del celifero era quello che non si poteva curvare. Insomma si era inventato un giocattolo per soli adulti.
La storia della bicicletta dal conte de Sivrac in avanti è bella, fatta e nutriente. Fabbri, carradori, maniscalchi, falegnami, si dilettano nella modifica del Celifero, peraltro mai brevettato dal conte de Sivrac, costruendo modelli con forme di cavallo, cane, leone, serpenti. Il Celifero in ogni modo nutriva molti appassionati che addirittura si sfidavano in spericolate gare, e si afferma addirittura che fosse usato da alcune ditte per il servizio a domicilio, una specie degli attuali Pony-Express. Nel 1816 il barone tedesco Karl Von Drais mise a punto un Celifero perfezionato e dotato di sterzo.Fu presentato a Parigi due anni più tardi e fu chiamato Draisienne dai francesi Draisina dagli italiani.
Il nuovo veicolo era
libero finalmente di curvare grazie alla ruota anteriore mobile, e presentava un grande manubrio , però era eccessivamente pesante e di difficile guidabilità tanto da risultare pericoloso.Il
conducente era costretto a "camminare da seduto".
Il successo fu,comunque ,immediato e la maggioranza delle persone dell'epoca considerò inizialmente quell'oggetto una sorta di curioso passatempo piuttosto che un vero e proprio mezzo di
trasporto. Solo dopo corpose e sostanziali modifiche dapprima fatte in Inghilterra ,dove era chiamato Hobby Horse (cavallo da divertimento) e dove ne fu fatta anche una versione al femminile con
telaio abbassato ,la Draisienne iniziò a piacere anche ai Parigini. La Draisienne fu costruita tutta in ferro, e fu resa elegante con il montaggio del sellino di pelle,il contachilometri sul
manubrio,il parafango sulla ruota posteriore,il riposagomiti. Fu esportata con successo anche in America del Nord e nel Belgio. In Italia sbarcò nel 1818 e fu accolta con molto sospetto tanto che
furono emanati bandi ,dalle Polizie Municipali,contro l'uso dei velocipedi durante la notte ,tollerando il corso dei medesimi solo sui bastioni e sulle piazze.
Il primo modello di bicicletta azionato senza toccare terra con i piedi, in pratica spinto da una forza motrice trasmessa alla ruota direttamente dalle gambe dell'uomo, fu creato nel 1840 da un fabbro scozzese di Glasgow ,tale Kirkpatrick McMillian, conosciuto con il nome di "Diavolo."
Il suo veicolo, sempre a due ruote, presenta una ruota posteriore assai più alta che quella anteriore; su di essa stava la sella e sulla sella stava l'uomo, il quale con due pedivelle ed un sistema di trasmissione semplice ma molto ingombrante faceva agire la ruota stessa. L'uomo su questo velocipede era un autentico equilibrista. Solo dopo che si arrivò a spostare l'azione sulla ruota anteriore, che diventò molto più alta, e che si applicò due piccole bielle alla stessa ruota (pedali) la "Draisienne a Leve" ebbe un buon successo. I pedali furono inventati da un ragazzo di 15 anni, certo Ernest Michaux, che assieme al padre inventarono anche un freno rudimentale. In Italia il Velocipede Michaux fu importato da un mercante fiorentino. Questo velocipede aveva una ruota anteriore con diametro tra 90 e 150 cm. Ma dal momento che i pedali agivano direttamente sulla ruota, si pensò giustamente che ingrandendo la ruota si aumentava lo spazio coperto con una sola pedalata. Si arriva così alla costruzione di un mostro che ha una ruota anteriore alta 3 mt, che con una pedalata che copre 9,50 metri.
Il mostro pesava 65 kg e per salirvi bisognava usare una scaletta di sei gradini. Il biciclo divenne bicicletto e poi bicicletta per merito degli inglesi e delle loro invenzioni. Furono costruite le prime ruote di ferro con cerchi piatti, i primi rivestimenti in caucciù delle ruote stesse (da John Body Dunlop) e furono inventate anche le prime ruote a raggi. Nel 1877 ci fu l'altra più grande invenzione per opera di Rosseau, e cioè i primi ingranaggi con trasmissione a catena (400 anni dopo il grande Leonardo) e la ruota libera, molto utile perché permetteva di sospendere la pedalata per riposarsi e in ogni caso utilissima per la discesa.
In Italia la produzione del Bicicletto inizia nel 1885 per merito di Edoardo Bianchi
Parallelamente allo sviluppo del telaio e della trasmissione a catena, in Francia i fratelli Andrè e Eduard Michelin, produttori locali di articoli in gomma, ebbero l'idea di dividere il pneumatico in due parti: un tubo in caucciù munito di una valvola, inserito in un altro tubo più spesso e resistente, facilmente smontabile dal cerchione. Per riparare una gomma forata, dunque, bastava estrarre la camera d'aria e rappezzarla o sostituirla con una nuova.
Negli anni successivi ,ai primi del 900', forti di tutte queste migliorie numerose fabbriche nacquero in Italia. I nomi più famosi sono quelli dell'Olympia, Velo, Maino, Dei, Frera, Ligie, Taurus, Legano, Atala, Torpado, Ganna, Fiat.
L'altra grande invenzione è quella dell'introduzione del cambio di velocità che fu fatto da Tullio Campagnolo. Prima dell'invenzione del cambio si correva con un pignone unico e con due rapporti. Per passare da un rapporto all'altro si doveva scendere di bici, staccare la ruota posteriore e cambiare pignone.
Successivamente lo spostamento della
catena da un pignone all'altro era fatto grazie ad un comando a bacchetta, che obbligava in ogni caso il corridore a dare un colpo di pedale all'indietro al momento del passaggio da un rapporto
all'altro. Non essendo un'invenzione ingegneristica, molto spesso si inceppava e il ciclista era lo stesso costretto a scendere di bici.
Il cambio negli anni a seguire si è sempre più evoluto e sempre più perfezionato fino a diventare oggi un vero meccanismo di estrema precisione. Nel frattempo il peso della bicicletta scende
sotto i 10 kg grazie all'impiego di materiali come l'alluminio, sono applicati i tubolari, la
doppia moltiplica, le prime selle di plastica. Si arriva così piano piano alla bici di oggi, costruita con materiali presi in prestito dall'aeronautica e dall'astronautica come il titanio, l'ergal, il dural i compositi e le fibre di carbonio.
Si arriva così alla costruzione delle ruote lenticolari e a razze, alla costruzione di telai studiati nelle gallerie del vento, con forme aerodinamiche e studiate in base ai parametri biomeccanici. Questa brevemente è la storia di una macchina sorprendente che ha avuto una sua evoluzione per certi versi sorprendente, e cha ha avuto enorme successo.
La bicicletta trova larghi consensi in principio tra le classi più abbienti in ragione del suo costo elevato. Al contempo nascono le prime vere competizioni, che al di là delle sfide tradizionali tra aristocratici, allineano alla partenza una nuova figura "il corridore ciclista" che è di solito un uomo del popolo, un atleta stipendiato dalle case produttrici che intendono valorizzare il loro prodotto (sponsor). La bicicletta varca la parte del nostro secolo avendo individuato due differenti modelli di macchine che rispondono alle esigenze e alle richieste di mercato.
La bici da corsa ha la caratteristica di leggerezza, dispone di pneumatici facilmente sostituibili, il manubrio con forma curva e ripiegato all'indietro, i pedali con i puntali.
L'altro modello è
quello detto da viaggio con parafanghi e carter di chiusura della catena, sella larga, manubrio diritto e largo.
Nata come oggetto di elite e di esibizionismo, è diventata un mezzo per esaltare lo sport e portarlo a livello di grande passione di massa, ha contribuito a creare occupazione sul territorio e,
anche se oggi il motore ha modificato la sua funzione, resta pur sempre la piccola regina della strada.
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